Di giorno sono un’insegnante, ma nel resto del tempo scrivo. Le mie produzioni spaziano tra la narrativa, la poesia, il teatro, ma soprattutto la musica.
La mia storia inizia all’età di 16 anni, in camera mia, con due dita su di un basso elettrico. Ho cominciato così, in una band del mio liceo ed un concerto in un festival di pirotecnica di un paesello della Calabria; le luci, il palco e le persone che applaudivano… da lì, la mia vita personale si è intrecciata a quella degli altri componenti del gruppo e non ho più smesso di inseguire il sogno di cantautrice, neanche quando le nostre strade si sono divise.
A 19 anni mi sono iscritta alla facoltà di Lettere dell’Università di Siena, perché la vita ti richiede un lavoro, che nel mio caso poteva solo essere l’insegnante, dato che brillavo solo in italiano. Dieci anni dopo, dopo lavori estenuanti – come la cameriera – e sottopagati, come l’articolista web o la centralinista, ho deciso di fare domanda come insegnante. Ancora non avevo compilato la richiesta perché cercavo in tutti i modi di fare la cantautrice. Insegnare, però, mi ha dato stabilità economica, grazie alla quale ho potuto comprare più strumentazioni per l’home recording. Soprattutto, però, ho vissuto così tante esperienze diverse prima dell’insegnamento, che ho potuto scriverne nei miei testi e parlarne, poi, con i miei studenti, invogliandoli a sognare ed a perseguire i loro obiettivi.
Dal 2020 partecipo a numerosi concorsi. Ho ricevuto la Menzione di Merito del Premio Mogol per i testi delle mie canzoni. Il testo del brano “È difficile cantare”, contro l’omofobia, viene pubblicato a Giugno 2021 per Aletti Editore e riceve, ancora una volta, la Menzione di Merito, arrivando anche in semifinale nella tredicesima edizione del Tour Music Fest.
L’album musicale “Frammenti di me”, prodotto da Martina Cesarini Mono Studio Production, è un EP di 6 brani in uscita a Gennaio 2022.
LA MIA FILOSOFIA DI VITA
Il tempo è qualcosa di cui tutti disponiamo, in maniera equa. Ogni persona vive una giornata composta da 24 ore. Credo che la differenza stia nel modo in cui scegliamo di usare queste ore. Io sono quel tipo di persona che ha cercato sempre di usare il proprio tempo per fare ciò che ama. C’erano giorni in cui componevo canzoni fino alle quattro di notte. Mi rivedo ancora, a Roma, nella mia stanzetta di Cinecittà, al primo anno di Magistrale, con le cuffie e gli archi da incidere. Molte persone mi hanno detto che io ero fortunata perché non dovevo lavorare, perché avevo 24 ore libere. Altre hanno detto che per avere 24 ore libere ero anche in ritardo rispetto ai miei obiettivi. E questo fa riflettere sul fatto che la gente abbia sempre qualcosa da dire. Beh, c’è stato un momento in cui anche io ho dovuto lavorare, perché ero letteralmente al verde: ero vincolata agli orari di lavoro ed alcuni giorni non riuscivo a scrivere né a comporre, ma nel “tempo libero” dal lavoro facevo podcast, o scrivevo una traccia per un video. Insomma, non ho mai rinunciato a ciò che amavo.
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